Situata al centro delle Marche, la Riviera
del Conero offre parecchie possibilità di immersione per
subacquei di qualunque livello.
Le Marche sono una regione che si affaccia
sul mare per 180 km di costa e, all’interno, sono tutto un
susseguirsi di colline che degradano dolcemente dai monti
dell’Appennino ai colli intermedi e da questi fino al mare. In
fondo al paesaggio collinare c’è sempre l’Adriatico e in mezzo
alla regione ci sono una gran quantità di vallate distese
attorno al corso dei fiumi che l’attraversano da Ovest a Est.
L’Adriatico, che lambisce tutta la regione da Nord a Sud, è
stato da sempre il motore di gran parte delle sue attività: il
commercio, i trasporti, la pesca e il turismo balneare si sono
sviluppati fin da tempi antichissimi sulle acque di questa
regione che ha un po’ la funzione ideale di ponte con l’Est
europeo. Un mare antico che racconta, con la testimonianza di
chi lo ha vissuto e lo vive, di tempeste e naufragi, di pesche
miracolose e di battaglie navali, di ritrovamenti importanti e
di ricerche avanzate, di misteriose mucillagini ma, anche, di un
colore verde-azzurro unico; un mare dove albe e tramonti si
specchiano con una suggestione incredibile e che è bello
conoscere ed amare, anche nel suo lato "sommerso".
Certamente meno celebrato del Tirreno per
la minor presenza di fondale roccioso, l’Adriatico marchigiano è
comunque in grado di offrire emozioni straordinarie ad ogni
subacqueo, che voglia esplorarne il volto sommerso. Sull’intera
costa delle Marche sono attivi diversi centri d’immersione, in
grado di garantire materiali ed assistenza per qualsiasi livello
di immersione. I fondali adriatici sabbiosi delle province di
Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, sono luoghi d’incontro per una
fauna variegata, tra cui nelle scogliere artificiali prossime
agli arenili e alla foce dei fiumi sono frequenti spigole, orate
e saraghi, spesso in branchi numerosi, visibili in pochi metri
d’acqua. Per i sub che amano le profondità maggiori l’immersione
intorno alle piattaforme di ricerca degli idrocarburi (che deve
essere preventivamente autorizzata) è l’occasione per trovare,
in acque a volte molto limpide, varietà infinite di pesci
pelagici.
Abbastanza diversa è la costa della
provincia di Ancona, che nella parte meridionale, in
corrispondenza del monte Conero è rocciosa e offre splendidi
scorci di franate, falesie, grotte e canaloni pieni di vita che
sanno appassionare anche i subacquei più esigenti. Qui le cozze
e le ostriche coprono quasi completamente gli scogli e si
possono ammirare i colori di oltre una quarantina di diversi
tipi di nudibranchi e centinaia di bellissimi spirografi. In
questa zona vi sono numerose secche, sempre popolate da ogni
specie di pesce. In condizioni di visibilità ottimale (purtroppo
abbastanza rara nei mesi caldi) è possibile spaziare su un mondo
fantastico in pochi metri di profondità, dove anche la
fotografia (soprattutto la macro), trova soggetti ed ispirazioni
a non finire. Il Conero è considerata un vera e propria oasi per
gli appassionati del mondo marino,in quanto regala immersioni
non troppo impegnative e molto divertenti, data la bassa
profondità dei fondali.
Le immersioni che si possono effettuare in questa zona sono
diverse, dal relitto del “Potho”, un cargo affondato negli anni
’60 davanti alla spiaggia delle Due Sorelle, alla Secca della
Madonna, di fronte alla chiesetta di Santa Maria di Portonovo,
ma una delle più interessanti è l’immersione alla spiaggia dei
Sassi Neri, dove in autunno si può assistere alla riproduzione
dei polpi. Altre immersioni possono essere effettuate allo
scoglio del Trave, dopo le spiagge di Portonovo, dove si possono
vedere tane di grossi gronghi e una grande quantità di
microfauna.
Anche al traverso di Pesaro e Gabicce il
fondale è roccioso e l’ambiente subacqueo si popola di ogni
forma di vita. Al largo di Fano, poi, il recupero occasionale da
parte dei pescherecci di numerose reperti legittima la voce che
si trovino dei relitti di epoca romana e motiva la suggestione
di immersioni profonde alla ricerca della scoperta sensazionale.
IL FONDALE DEL CONERO
Immediatamente a Sud di Ancona si erge il
monte Conero che con i suoi con i suoi 572 metri di altezza è il
promontorio più elevato del medio Adriatico e quello che ha le
rupi marittime più alte di tutto l’Adriatico italiano.
Nonostante la sua limitata altitudine, merita appieno il nome di
monte per l’aspetto maestoso che mostra a chi lo osserva dal
mare, per i suoi sentieri alpestri, per gli strapiombi altissimi
con panorami mozzafiato e per le attività che vi si svolgono
tipiche della montagna, come l’arrampicata libera e il
parapendio. Il Conero forma un promontorio il cui territorio
costituisce il Parco regionale del Conero e sulle sue pendici
settentrionali sorge la città di Ancona, mentre su quelle
meridionali si trovano i paesini di Sirolo e di Numana. La parte
centrale del promontorio è la più elevata ed è ricoperta di
boschi, per la maggior parte costituiti da macchia mediterranea.
Il promontorio del Conero, unico tratto di costa rocciosa
calcarea da Trieste al Gargano, spezza la lineare e sabbiosa
costa adriatica in due tratti con orientamento diverso,
meritando per questo motivo l’appellativo di "gomito d'Italia",
condiviso anche dalla città di Ancona, che sorge su di esso. Il
nome di "Monte d'Ancona" è storicamente il più popolare con il
quale è conosciuto il Conero. Da tutta la montagna marchigiana
il Monte spicca nel panorama come una cupola color verde scuro
che si spinge fin dentro il mare.
Dal punto di vista geologico il Conero è
una piega dell’Appennino Umbro-Marchigiano, emersa circa 4-5
milioni di anni fa, verso la fine del Miocene e precisamente è
la piega che si spinge di più verso oriente, fino, appunto, a
toccare il mare. La sua forma è a cupola con la pendenza dei
suoi strati rocciosi più dolce verso l’interno e più aspra verso
il mare, in cui, anzi, gli strati sono quasi verticali, in
alcuni tratti. Le spiagge del promontorio del Conero sono quelle
tipiche della costa alta: raggiungibili da ripidi e panoramici
sentieri (detti "stradelli"); esse sono separate le une dalle
altre da tratti di costa in cui le rocce si immergono
direttamente nel mare; inoltre è caratteristica la presenza di
file di scogli bianchi in corrispondenza di ogni sporgenza
rocciosa.
Il Conero, insieme al Gargano, è l’unica
zona dell’Adriatico di particolare importanza biologica e
naturalistica, grazie ai suoi fondali rocciosi e frastagliati,
ricchi di specie animali e vegetali, così rari sulla costa
occidentale del bacino Adriatico.
Le profondità massime davanti al
promontorio del Conero sono mediamente di 13-14 m. fino ad una
distanza dalla costa di circa 1-1,5 km. Sotto costa, percorrendo
il promontorio da Nord a Sud, il fondale è contraddistinto dalla
natura rocciosa che rende così particolare questa zona.
Intercalate alle scogliere frastagliate si trovano delle zone
sabbiose che rendono, quindi, irregolare il fondale, come per
esempio, in prossimità degli scogli delle Due Sorelle dove il
fondale è caratterizzato da rocce precipitate a mare dal monte a
seguito delle frane e da conformazioni affioranti come i due
faraglioni stessi.
La sorprendente ricchezza di forme di vita
che abitano i fondali del Conero ricopre ogni centimetro
quadrato della scogliera e del fondo sabbioso con miriadi di
colori diversi. Il giallo, il rosso o il viola delle spugne si
alterna al nero delle cozze ed al verde delle alghe tra le quali
si affacciano piccoli crostacei in cerca di cibo e di rifugio.
Dagli anfratti della roccia spuntano aculei di ricci o tentacoli
di ofiure, mentre piccoli pesci di scogliera, bavose e pesci
peperoncino nuotano vicino al fondo. Alla base dei massi
rocciosi trovano rifugio crostacei più grossi, come l’astice e
le granceole, mentre i granchi che abitano le zone molli del
fondale corrono scomparendo sotto la sabbia. Di tanto in tanto
si affacciano dal blu per cacciare le ricciole e spesso capita
di imbattersi in banchi di novellame e di occhiate. Sui rami
della vegetazione si possono osservare idroidi, crinoidi e
soprattutto numerose specie di nudibranchi che affascinano i
subacquei che visitano questi fondali.
I principali
punti d’immersione lungo la riviera del Conero
Procedendo in un ideale itinerario
che parte dal porticciolo di Numana e si dirige verso
Nord in direzione di Ancona fino alla Baia di Portonovo,
vediamo quali sono i punti d’immersione più interessanti
di questo tratto di costa.
1) LA SECCA DEL CASELLO
Allontanandosi dalla scogliera del
Conero e addentrandosi nella distesa sabbiosa che
caratterizza il fondale antistante il promontorio è
possibile imbattersi in secche di natura rocciosa come
quella chiamata “del Casello”, che si trova a circa 800
metri dalla spiaggia Urbani, in direzione N-NE. A circa
500 metri in direzione del largo procedendo dalla
spiaggia dei Sassi Neri, s’incontra la secca che
si solleva di circa 4 metri dal fondo e mostra un
versante quasi verticale sul lato di terra, mentre
digrada dolcemente verso il largo.
La sua profondità è variabile tra
i 6 e i 14 metri ed è lunga circa 150 metri.
L’immersione va fatta dalla barca. Scendendo lungo
l’ancora ad una profondità di circa 12 m. appaiono tre
increspature rocciose parallele che si innalzano dalla
sabbia sottostante. Le rocce della secca sono ricche di
mitili, ostriche ed attinie. La rigogliosa biodiversità
che caratterizza questo ambiente crea un sorprendente
contrasto con l’uniformità della distesa sabbiosa
circostante. La zona è un habitat ideale per scorfani,
polpi, nudibranchi, varie specie di attinie, saraghi ed
occhiate.
La ricca vegetazione che ricopre
gli scogli, costituita principalmente da Ulva rigida,
Padina pavonica, Acetabularia acetabulum, e
Halymenia floresia, ospita numerosi esemplari di
pesce come il Diplodus vulgaris, il Serranus
scriba, il Mullus surmeletus e l’affascinante
Scorpanea porcus (lo scorfano di scogliera).
Tra le attinie (Anemonia
sulcata) è possibile incontrare il piccolo granchio
Inachus sp. un crostaceo di modeste dimensioni
che trova rifugio tra gli urticanti tentacoli di questi
antozoi. In tutte le immersioni sono possibili incontri
con spigole, saraghi, corvine e aquile di mare.
2) I SASSI NERI
L’immersione si svolge davanti
alla parete strapiombante dei Sassi Neri del Monte
Conero ed alla spiaggia omonima e prende il nome proprio
dal colore scuro dei ciottoli del fondo. Essendo
ridossato a Nord dal promontorio che termina con le Due
Sorelle, il luogo è l’ideale per le immersioni notturne.
La profondità è di circa 10 m. e si notano una serie di
piccoli canaloni tutti paralleli alla linea di costa. In
questa zona si può assistere a fine autunno alla
riproduzione dei polpi. Il fondale, formato da grandi
massi disseminati sulla sabbia, è il regno degli
spirografi. Qui si incontrano numerosissime granceole,
granchi facchino, gamberetti rossi e diverse tane di
gronghi, oltre a tutta la microfauna tipica della zona.
3) LE DUE SORELLE
Questi due faraglioni adiacenti,
distanti solo pochi metri dalla parete del monte Conero
che precipita nel mare, si chiamano le “Due Sorelle”
perché a guardarli da lontano questi scogli sembrano
uguali. L’immersione può essere fatta sia dalla riva che
dalla barca ela profondità varia dai 6 ai 13 metri.
Sotto la superficie e verso la base, gli scogli si
allargano e fra i due c’è un passaggio con il fondo
costituito da grossi ciottoli. Lungo le pareti rocciose
si trovano spugne di diversi colori e spirografi bianchi
e rosa dalle grandi corolle. Fra la microfauna, vi sono
diverse specie di nudibranchi. Specialmente d’estate in
questa zona è possibile incontrare la lepre di mare, la
famosa Aplysia. All’occhio attento è facile
scorgere granchi, gamberetti e nudibranchi. In tutte le
immersioni sono possibili incontri con spigole, saraghi
e corvine. Inquesta zona è stata
rinvenuta anche una bomba da mortaio da 120 mm. che, in
particolari momenti, viene scoperta dalla risacca ed è
visibile.
4) IL RELITTO DEL “POTHO”
Sul fondale antistante i
faraglioni delle “Due Sorelle” disseminati tra i 7 e i
14 metri di profondità, si trovano i resti del
mercantile “Potho”, affondato nel 1962 in seguito
all’urto con gli scogli durante una tempesta.
Oggi le lamiere e le porzioni
superstiti dell’imbarcazione si sono integrate
perfettamente con la vita di scogliera. Si possono
vedere alcune parti ancora integre delle due caldaie,
una adagiata in assetto di navigazione, l’altra in
verticale e il processo di colonizzazione ha reso lo
spettacolo che si apre davanti agli occhi del subacqueo
ancora più affascinante: banchi di novellame si
disperdono al passaggio di piccole ricciole (Seriola
dumerili) o delle corvine (Sciaena umbra). Le
superfici verticali ospitano mitili, spugne e numerosi
antozoi come l’irritante Anemonia sulcata o
l’affascinante Alcyonium palmatum e bellissimi
spirografi dai delicati pennacchi.
Sotto alle lamiere è possibile
scorgere con un po’ di fortuna il prelibato astice (Homarus
gammarus)
Singolare è l’utilizzo che il
gronco (Conger conger) ha saputo fare della
caldaia della nave: i numerosi fori che servivano per lo
scambio del calore sono divenuti l’ideale rifugio per
questo timido pesce anguilliforme. Sul fondo sabbioso
nuotano banchi di triglie (Mullus surmeletus),
costantemente indaffarate a smuovere la sabbia con i
loro bargigli alla ricerca di cibo. Le zone più riparate
ospitano numerose colonie di idrozoi, di antozoi e
gamberetti.
Di fianco al relitto tra i resti
del fasciame troviamo l’albero, i verricelli e un’elica
di grandi dimensioni ancora integra e adagiata sul
fondo.
5) LA SECCA DELL’OSPEDALE
Circa 300 metri prima dello
scoglio della Vela, si può individuare sulla parete
rocciosa del monte Conero un ampio lastrone triangolare
di roccia bianca. Proprio qui di fronte si trova la
Secca dell’Ospedale,che è divisa in due parti da
un canale di sabbia. Si tratta di una secca costituita
da una serie di spaccature parallele che formano molte
tane per il pesce stanziale. La zona verso terra è
formata da scogli alti tre o quattro metri posati su un
fondale ghiaioso di circa 6 m. di profondità. La parte
al largo è costituita da grandi massi accatastati che
s’innalzano da un fondale sabbioso di circa 10 metri. La
corrente, generalmente presente, solleva spesso il
sedimento rendendo l’acqua non sempre limpida. Gli
scogli sono coperti da uno strato compatto di cozze e
nelle tane più nascoste vivono saraghi e gronghi; nella
stagione autunnale è frequente l'incontro con qualche
spigola
Si possono osservare spugne,
nudibranchi, gamberetti, paguri, gronghi, saraghi e
corvine. La profondità nella zona della secca varia tra
i 4 e i 14 metri.
6) LA SECCA DEI BIANCONI
Al largo del Monte dei Corvi,
circa mezzo chilometro prima del Trave, si trova la
secca dei Bianconi, il cui fondale di una decina di
metri è caratterizzato da grandi massi di roccia bianchi
accatastati sulla sabbia e ricchissimi di vita grazie
alla corrente quasi sempre presente. La parte alta degli
scogli rappresenta un habitat ideale per madreporari,
nudibranchi, piccoli blennidi e molluschi, mentre nelle
tane
che si aprono tra le rocce sono
presenti branchi di saraghi fasciati, corvine, occhiate
e crostacei come l’aragosta e l’astice.
7) IL TRAVE
Si tratta della più caratteristica
formazione rocciosa della costa anconetana: la scogliera
parte dalla riva e si protende in mare
perpendicolarmente alla costa, affiorando in superficie
per circa duecento metri, per poi continuare poco sotto
il livello del mare per altri cinquecento metri in
direzione del largo, costituendo un pericolo per i
naviganti. La falesia divide il tratto di mare in due
ambienti diversi tra loro: la zona a Sud, verso la Baia
di Portonovo, digrada su un fondale sabbioso e a
tratti
fangoso, mentre il versante Nord,
sempre battuto da una forte corrente, è verticale.
Grazie alla varietà degli ambienti marini, le pareti
della lunga scogliera rappresentano un campionario
biologico di tutti gli organismi presenti lungo le coste
marchigiane.
Ormeggiando sul versante Sud della
scogliera è possibile fare un’emozionante immersione
lungo la parete verticale di questa singolare parete
rocciosa. La profondità varia tra i 6 e i 10 m. e il
fondale sottostante è di natura sabbiosa con sacche
argillose. Sulla parete, ricca di asperità e di
anfratti, è possibile ammirare una grande quantità di
specie incrostanti come spugne, idroidi, briozoi,
molluschi e alghe. Il nero del Mitilus
galloprovincialis si alterna al verde dell’Ulva
rigida e ai colori delle spugne onnipresenti, come
la Ircinia variabilis e la Dysidea avara.
Tra le alghe rosse e verdi spuntano di tanto in tanto
grandi spirografi (Sabella spallanzani) e
l’occhio attento del subacqueo può scorgere i
sorprendenti colori dei tanti nudibranchi che popolano
il promontorio, come la Cromodoris purpurea, la
Flabellina affinis, l’Hypselodoris villafranca
o la Cratena peregrina.
Procedendo a nuoto lungo la
scogliera, nelle spaccature della roccia è possibile
ammirare il coloratissimo crostaceo Galatea strigosa,
oppure incontrare l’indaffarato granchio facchino (Dromia
personata) o il piccolissimo granchio testa di morto
(Ilia nucleus). Non è insolito vedersi nuotare
accanto banchi di piccoli pesci di scogliera o esemplari
di saraghi (Diplodus vulgaris), mentre sulla
parete si nascondono variopinte bavose (Blennidi),
gronghi (Conger conger) e polpi (Octopus
vulgaris).
8) LA CAVA DAVANZALI
L’immersione si svolge in
un’insenatura che si trova a ridosso della costa, appena
a Nord degli scogli delle Due Sorelle e si effettua al
largo del vecchio molo dove c’erano le rotaie del
trenino di una cava di pietra oggi in disuso: la Cava
Davanzali, appunto. Proprio qui fra la fine dell’autunno
e i primi dell’inverno si può assistere al magico
spettacolo della riproduzione dei polpi. Le rocce del
fondo sono concrezionate da ostriche e spondili. Sul
fondale sedimentoso stanno attecchendo diversi esemplari
di Pinna nobilis. Fra i massi e in acque libere
stanziano nutriti branchi di saraghi.
L'immersione può essere fatta sia
dalla riva che dalla barca e la profondità massima è
intono a una decina di metri.
9) LO SCOGLIO DELLA VELA
Questo scoglio emergente si chiama
così perché osservato da lontano assomiglia appunto ad
una vela. In immersione ci si trova davanti ad una serie
di massi che formano tane ed anfratti, riparo ideale per
astici e spigole. Qui non c’è molto pesce come in altri
punti della riviera del Conero, ma abbonda la
microfauna, con parecchi nudibranchi e in particolare
con diverse specie di gamberi. Non mancano neppure gli
astici, che si trovano ad una profondità di 10 - 12
metri.
10) LA TORRE DI PORTONOVO
Procedendo verso Nord, poco prima
di Portonovo, si trova la Torre De Bosis
(massiccio torrione di vedetta perla difesa della Baia
di Portonovoinnalzato per ordine di Clemente XI
nel 1716). Di fronte alla Torre, allontanandosi di circa
duecento metri dalla riva, si trovano numerosi scogli
che emergono dal fondale ghiaioso e che rappresentano
l’habitat ideale per numerosissimi anemoni, spirografi e
stelle marine. Qui il fondale, che si aggira sui 7- 10
metri di profondità, è interamente colonizzato dalle
cozze che vi crescono spontanee in quantità enorme. In
questa zona si incontrano normalmente saraghi, mormore e
spigole di grossa taglia. A causa del basso fondale non
si hanno problemi legati al tempo di immersione e si può
osservare con tutta tranquillità l’ambiente, prestando
attenzione ai tanti microrganismi che rendono comunque
interessante l’immersione. Nella zona della Torre vale
la pena effettuare un’immersione notturna per osservare
uno straordinario ripopolamento rispetto alle ore del
giorno, un fenomeno peraltro tipico di tutti i fondali
marini.
11) LA SECCA DELLA MADONNA
L’immersione della Secca della
Madonna, si svolge su di una piattaforma rocciosa che va
dagli 8 ai 14 metri di profondità. Si getta l’ancora
proprio di fronte alla chiesetta di Portonovo ad una
profondità di circa 9 m. e appena scesi ci si trova di
fronte a sei sassi di grandi dimensioni ricchissimi di
vita. Puntando a largo attorno i 12-14 m. lo scenario si
modifica totalmente: spirografi raggruppati in
formazioni di diversi esemplari, scorfani, gronghi,
astici e la solita microfauna della zona rendono questa
immersione molto interessante.
12) I RIGONI
Si tratta dell’immersione più
settentrionale tra quelle che normalmente vengono
effettuate partendo dal porticciolo di Numana. Il punto
si trova a circa 800 metri di distanza dal Trave in
direzione Nord. Distanti un paio di centinaia di metri
dalla costa e parallelamente ad essa, si trova una serie
di righe rocciose che degradano poi definitivamente
sulla sabbia su un fondale che si aggira tra i 10 e i 13
metri. L’ormeggio della barca di solito avviene a metà
dell’ultima riga e, una volta in acqua, si può decidere
di intraprendere l’immersione in direzione Sud o in
direzione Nord. Oltre a tutto ciò che si può vedere
nelle altre immersioni della zona (astici, aragoste,
gronghi, nudibranchi, spirografi, ecc.) i Rigoni possono
riservare l’incontro spettacolare con le aquile di mare,
presenti in quantità nell’Adriatico, ma rare da vedere
per i subacquei.